Vivere con l’intelligenza Artificiale: tra benefici e sfide quotidiane

Vivere con l’intelligenza Artificiale: tra benefici e sfide quotidiane

La tecnologia che ha superato le sue origini fantascientifiche per diventare una realtà tangibile e onnipresente

L’intelligenza artificiale (IA) non è solo un concetto di fantascienza, ma una realtà tangibile che permea sempre più settori della nostra vita quotidiana. Da semplici assistenti virtuali a sofisticati sistemi di riconoscimento facciale, l’IA sta rivoluzionando il modo in cui interagiamo.
Nata durante la Seconda Guerra Mondiale con l’invenzione della prima macchina di Turing, l’IA ha fatto progressi incredibili nel corso degli anni, diventando sempre più sofisticata e precisa. Oggi, grazie all’attenzione verso l’apprendimento automatico, il ragionamento meccanico e la robotica, siamo testimoni della creazione di modelli moderni di intelligenza come Chat GPT, capaci di rispondere ai bisogni più complessi con una precisione senza precedenti.

Ma cosa significa esattamente “Intelligenza Artificiale”?

La Commissione Europea ha definito il quadro generale del fenomeno in questo modo: “Per IA si intendono i sistemi progettati dall’uomo che agiscono nella dimensione fisica o digitale e che dato un obiettivo complesso, percepiscono il proprio ambiente attraverso l’acquisizione di dati, interpretandoli e decidono le migliori azioni da intraprendere per raggiungere l’obiettivo dato”. Tuttavia, è importante sottolineare che l’IA non mira a sostituire l’intelletto umano, ma piuttosto a integrarlo. Mentre le macchine possono elaborare grandi quantità di informazioni in breve tempo, il cervello umano si distingue per la sua capacità di creare e innovare. Per questa ragione il rapporto tra uomo e macchina si rivela complementare, offrendo innumerevoli potenzialità. Le applicazioni di intelligenza artificiale influenzano vari aspetti della nostra vita quotidiana, dalle interazioni con assistenti vocali come Alexa e Siri, fino all’utilizzo di chatbox per gli acquisti online. Secondo un report di IBM, a livello globale il 35% delle imprese utilizza l’IA e il 42% sta studiando le sue capacità sul mercato. Questi dati ci mostrano come l’IA stia assumendo sempre più importanza anche nei processi aziendali.

Quali sono le opinioni dei giovani riguardo all’IA?

Una ricerca condotta con Daxa, attraverso la metodologia CAWI, ha coinvolto ragazzi/e tra i 12 e i 18 anni, rivelando che la maggior parte di loro ha una percezione positiva dell’IA e che consiglierebbe l’utilizzo ad amici e parenti. Tuttavia, il 40% di loro non sapeva che molte delle applicazioni che usano quotidianamente si basano proprio su sistemi di intelligenza artificiale.

Quindi l’intelligenza artificiale sta trasformando il modo in cui viviamo e lavoriamo, offrendo straordinari benefici su molteplici livelli. Tuttavia, è essenziale comprendere i rischi e mantenere sempre un equilibrio tra progresso tecnologico e benessere sociale. Ad esempio l’IA ha rivoluzionato il modo in cui i giovani interagiscono con il mondo. I vantaggi dell’IA sono infatti innegabili, come il miglioramento delle capacità cognitive, la facilitazione della risoluzione dei problemi ed è inoltre considerata una soluzione a molti dei problemi principali dell’istruzione. Tuttavia è fondamentale riconoscere i rischi associati al suo utilizzo. Tra i pericoli più rilevanti è presente l’isolamento sociale, perché i giovani potrebbero diventare dipendenti dalle piattaforme online, compromettendo le loro relazioni reali. Inoltre, ci sono preoccupazioni riguardanti la privacy, poiché i minori potrebbero non comprendere appieno le implicazioni della condivisione dei dati online e il rischio di sfruttamento da parte di individui senza scrupoli. Occorre quindi educare i giovani sull’uso responsabile dell’IA, dotandoli delle competenze necessarie per navigare in modo consapevole nel mondo digitale ed è anche necessario stabilire regole e responsabilità definite per tutelare bambini/e e ragazzi/e.

L’utilizzo di ChatGPT tra gli adolescenti: implicazioni e tendenze

La recente diffusione di ChatGPT tra gli adolescenti ha sollevato interrogativi sulla sua integrazione nel contesto scolastico. Nonostante la mancanza di studi approfonditi, i dati internazionali convergono con le conclusioni di Telefono Azzurro e Doxa, evidenziando un interesse significativo tra i giovani per questa applicazione. Secondo una ricerca del Pew Research Center americano, circa il 20% degli adolescenti tra i 13 e i 17 anni che hanno familiarità con ChatGPT, lo utilizzano per supporto scolastico. È interessante notare che gli adolescenti più informati sono anche i più propensi a utilizzarlo per compiti scolastici. Le opinioni sull’uso di ChatGPT in ambito scolastico sono infatti variegate. Mentre è presente un discreto sostegno riguardo l’utilizzo del chatbot per l’esplorazione di argomenti e la ricerca, mentre l’accettazione è inferiore nei confronti della scrittura di saggi.

Silvia Prevelloni
IV C

Collaboratore

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