La musica torna protagonista a scuola: nasce l’Orchestra Nazionale e si parte dall’infanzia

Il Ministero dell’Istruzione e la Fondazione Uto Ughi hanno presentato ad Assisi un progetto per rilanciare la musica classica nelle scuole italiane, storicamente patria di grandi nomi come Verdi e Puccini ma oggi in ritardo nell’integrazione della disciplina nei programmi scolastici
Per troppo tempo la musica è stata trattata come la “Cenerentola” della scuola: bella, affascinante, ma sempre relegata in fondo alla lista delle priorità educative. Eppure, oggi più che mai, si fa strada una consapevolezza diversa. La musica non è solo un’attività ricreativa, ma un linguaggio universale che sviluppa l’intelligenza emotiva, migliora la concentrazione, stimola la memoria e rafforza la socializzazione.
È questo il punto centrale dell’iniziativa del Ministero che entro novembre 2025, creerà l’Orchestra Nazionale della Scuola Italiana, che riunirà giovani talenti provenienti dai licei musicali e dalle orchestre regionali.
Il progetto nasce anche in risposta all’allarme lanciato da Salvatore Accardo e Riccardo Muti, che denunciano come la musica in Italia sia trattata ancora come un optional. Accardo ha ricordato il valore educativo della musica, sottolineando come nei suoi cinquant’anni d’insegnamento nessun allievo sia caduto nella tossicodipendenza. Muti ha criticato l’atteggiamento superficiale del sistema scolastico verso una disciplina che è invece parte fondamentale del patrimonio culturale italiano. Per entrambi, la soluzione passa dalla formazione di insegnanti appassionati e dall’introduzione dell’educazione musicale fin dall’infanzia, in linea con le nuove Indicazioni Nazionali.
Le neuroscienze confermano il valore formativo della musica, che non è solo espressione artistica ma anche un potente allenamento per il cervello. Studi scientifici dimostrano che suonare uno strumento attiva più aree cerebrali, migliorando memoria, concentrazione e capacità logico-matematiche. I bambini che studiano musica sviluppano un maggiore spessore corticale nelle aree del linguaggio e del ragionamento spaziale. La musica agisce come un “personal trainer” per la mente, rafforzando anche le competenze in materie come matematica e scienze.
Oltre a favorire la plasticità neurale, la pratica musicale migliora le capacità di problem solving e gestione dei compiti complessi. L’effetto positivo si estende anche alla sfera emotiva e sociale: suonare in gruppo stimola empatia e cooperazione, contribuendo a ridurre lo stress e migliorare il benessere scolastico. Per questo motivo, in molti paesi avanzati, come la Finlandia, la musica è integrata fin dai primi anni del percorso educativo.
L’approccio alla didattica musicale sta cambiando: si supera il vecchio modello frontale basato sul solfeggio per adottare metodi più coinvolgenti e innovativi. Le tecnologie digitali offrono nuove possibilità, come la composizione collaborativa su piattaforme online o l’apprendimento assistito da app interattive. Anche la realtà virtuale viene esplorata per far vivere esperienze immersive all’interno di un’orchestra.
Sempre più diffuse sono le attività di gruppo, in cui gli studenti suonano insieme, sviluppando capacità tecniche ma anche relazionali. Metodi come l’Orff-Schulwerk, che unisce musica, movimento e percussioni, rendono l’apprendimento musicale accessibile e divertente fin dai primi anni. Infine, l’ascolto attivo guidato aiuta i ragazzi ad avvicinarsi alla musica classica in modo consapevole e coinvolgente, stimolando curiosità e partecipazione.